mercoledì 30 novembre 2011

Mia madre




Già il nome, Maria, evoca un'immagine di lievità e limpidezza. Lei credeva che il ruolo che le aveva assegnato la vita fosse scritto nel grande libro del sacrificio e dell'impegno al quale lei si adattò perché così le era stato insegnato e così doveva essere.
La prima parola che mi viene in mente pensando a te è INNOCENZA.
Innocente è stato il tuo sguardo a 13 anni, quando, spaventata, prendesti la via che ti portò lontano, dove hai vissuto tra privazioni e assenza di affetto per 8 anni.
Innocente è stato il tuo amore per papà che hai amato con tutto il tuo essere e a cui hai donato e affidato la tua vita semplicemente, naturalmente, indissolubilmente.
Innocente è stata la tua risposta alle avversità della vita che sono state tante, pesanti, ma che ti hanno sempre visto combattiva e apparentemente vinta.
Innocente è stata l'accettazione della tua malattia, lunga, insidiosa, sfibrante.
Tu eri il faro ma quella luce non si è spenta.

Voglio cogliere quel fiore sulla roccia
Toccare l'orizzonte con la mano
Sfinirmi in un viaggio verso l'infinito
E poi sedermi
E vedere il tuo sorriso


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