La
mia infanzia è qualcosa che ricordo con piacere, soprattutto i giochi
all'aperto con i miei fratelli.
Ricordo il ritrovo di sempre "la
quercia", alta, frondosa, accogliente, dalla quale partivano le nostre
scorribande che si perdevano tra i prati e le ripide discese che noi, forti
della nostra fantasia, affrontavamo scivolando su cartoni, a forte velocità,
ebbri di gioia e di ingenuità. E ricordo anche i giochi sul fiume, soli,
padroni assoluti del silenzio che ci circondava, dei borbottii e del rumore
monotono dell'acqua che scorreva, rotto solo dalle nostra grida, dai tonfi dei
sassi, a chi li gettava più lontano e dai nostri saltelli da una pietra
all'altra nel cercare di mantenerci in equilibrio per non cadere nell'acqua.
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