Gli anni dell’adolescenza
furono tutti in salita.
Alla goffagine fisica si univa un carattere docile e
plasmabile che, se per mio padre era la naturale risposta al tipo di educazione
ricevuta, per me era un grido di ribellione abortito sul nascere.
Lunghi
silenzi si alternavano ad esplosioni di vitalità e di gioia tanto più
forti quanto più prepotente era il desiderio di amore e di poterlo
esprimere senza divieti e proibizioni. Ricordo ancora e mi vien da
sorridere pensando a mio padre che nella sua ferma bonarietà, trovava
una similitudine tra me il gallo cedrone che, a suo dire, a primavera
faceva bella mostra di sé, esibendo il piumaggio, con fischi e piccoli voli.
Mi
piaceva l’accostamento con l’animale e
ancora adesso, quando in montagna sento il canto del gallo, mi fermo, ne
ascolto il rogolio e penso a quegli anni, a quando i palpiti del cuore
davano un senso di vertigine;
allora guardavo in alto e
mi sentivo padrona del mondo
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